che peccato

inter. per indicare rincrescimento, rammarico, dispiacere o disappunto.
1534 [GDLI av. 1764 (F. Algarotti) "peccato!", av. 1911 (A. Fogazzaro) "che peccato!"]
- Pietro Aretino, Ragionamento della Nanna e dell'Antonia, in P. Aretino, Ragionamento e Dialogo, a cura di Piero Procaccioli, Milano, Garzanti, 1984 [testo Aquilecchia, Roma-Bari 1975], prima ed. Parigi (ma Venezia, F. Marcolini), 1534, Giornata I, 36: "NANNA E ornata proprio proprio come una donna novella, entrai in chiesa, nella quale erano millantamilia persone che, voltatisi tutti verso di me tosto che io apparsi, chi dicea 'Che bella sposa arà messer Domenedio'; chi dicea 'Che peccato a far monica così bella figlia'; altri mi benediva, altri mi bevea con gli occhi, altri diceva 'La darà il buon anno a qualche frate' [...]".
- Francesco Antonio Tullio, Il trionfo dell'onore. Commedia da rappresentarsi nel Teatro de' Fiorentini in quest'anno 1718, Benevento, a spese dell'Appaldatore, 1718, I, 6: "Signora Uh! che peccato! / Uh! che brutto colore!".
- Carlo Goldoni, La birba. Intermezzo per musica diviso in tre parti da rappresentarsi nel teatro Grimani di San Samuele, Venezia, per Alvise Valvasense, 1735, III: "Oh che peccato! / costei rassembra il cieco dio bendato".
Cfr. Fabio Rossi, L'italiano (buffo) pregoldoniano: tra "Umgangssprache" e "Bühnensprache", con oltre cento retrodatazioni, in "Studi di lessicografia italiana", vol. XXXVIII, 2021, pp. 173-219.
---
Scheda di redazione - 12/04/2022