lavata di testa

loc. sost. sgridata, rimprovero.
1805 [DELIN 1905 (De Amicis)]
- Edmondo DE AMICIS, Fra scuola e casa, Milano, Fratelli Treves, 1892, Un dramma nella scuola, p. 58: "E aspettava che lei fosse in giro per tenersi la bimba in braccio per dell'ore, chè a carezzarla in sua presenza, Dio ne guardi, gli diceva che non le sapeva dar l'educazione e che le faceva perdere il rispetto e che qui e che là, delle lavate di testa che lo lasciavan rintontito. Serpente, va! Non un bicchier di vino mi ha dato, in cinque mesi!".
- Remigio ZENA, La bocca del lupo, 1892, cap. XVIII: "prima Marinetta, poi le Testette la maltrattarono senza compassione, anche Pellegra venne a farle una lavata di testa, e le donne del quartiere, che davanti alle guardie l'avevano difesa, ora le davano addosso". Cfr. Biasci 2012a.
Già presente in De Amicis, La vita militare, Firenze, Successori Le Monnier, 1869, p. 374.
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Scheda di redazione - UniUPO - 22/10/2025