pazzia morale

loc. s. f. (psic.) anormalità caratterizzata da indifferenza morale e tendenza alla criminalità e al cinismo.
1758 [Panzini 1905]
- Jean de La Bruyère [trad. it. Antonio Costantini], I caratteri di Teofrasto, coi caratteri, o costumi di questo secolo, to. IV, Venezia, appresso Giambattista Novelli, 1758, p. 18: "La pazzia morale è allora quando fissatasi nella fantasia una falsa immaginazione intorno ad una sola cosa, qualora la fantasia presenta alla mente questa materia, o qualche cosa che abbia alla stessa relazione, essa ne discorre, e ne giudica a seconda di quella falsa immaginazione"; p. 19: "Un altro genere di pazzia morale è quella di Basilide, che dappertutto vede vittorie, e trionfi; ella è però una pazzia allegra, più atta a dar un comico trattenimento, che la prima".
- Cesare LOMBROSO, Le più recenti scoperte ed applicazioni della psichiatria ed antropologia criminale, Torino [etc.], F.lli Bocca, 1893, p. 151: "Dando uno sguardo alle forme presentate dai tatuati (continua Riva), si nota come siano in preponderanza le forme così dette degenerative, quelle cioè che sono ordinariamente inguaribili, come [...] la pazzia morale e la debolezza morale congenite [...]". Cfr. De Fazio 2012.
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Mariella Canzani - Collaboratrice Accademia della Crusca - 16/11/2023