piada

s. f. (gastron.) tipo di crescia, attribuita solo all'ambiente romagnolo.
1565 [DELIN e GRADITe 1905 (Panzini)]
- Costanzo Felici, Lettera sulle insalate. Lectio nona de fungis, contributi di Guido Arbizzoni et al., Urbino, Accademia Raffaello, 1977; testo databile ante 5 febbraio 1565, p. 110: "[Con la farina di grano] di essa se ne fanno tante sorte di vivande che difficil cosa saria ritrovarle, come son piade o cresce de diverse sorte nel fuoco, nel forno".
- Costanzo Felici, Del'insalata e piante che in qualunque modo vengono per cibo del'homo, a cura di Guido Arbizzoni, Urbino, QuattroVenti, 1986; testo databile ante 10 marzo 1572, p. 113: "nelli testi e panari di pietra o terra cotta o di rame non si cuoce se non piade o placente et altre vivande" [la placenta è termine latino che significa 'focaccia']; p. 116: "Queste placente o piade sottile, con varii lavori sopra, con l'imprese delle case, si sogliono fare con molte spetiarie dentro per le feste d'Omniasanti e il San Martino, per cercare gli vini novi, como è a Rimini, con le quale si appresentano gli parenti et amici l'uno al'altro con gli vini novi: perhò pigliano il nome da queste feste".
Cfr. Sanzio Balducci, Retrodatazioni lessicali italiane, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2002.
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Scheda di redazione - 25/11/2020